I Palaearlearmusikantn a Venezia per il Carnevale
26 Febbraio 2019
Il tradizionale e antico rito dei “Betsche” (i “veci”), usanza carnascialesca del paese di Palù del Fersina, sarà protagonista lunedì 4 marzo 2019, insieme al Gruppo Folk FeCCRiT dei "Palaearlearmusikantn", del Carnevale di Venezia. Attraverso una collaborazione con l’Unione nazionale delle Pro Loco d’Italia e la Federazione delle Pro Loco trentine, il rito troverà svolgimento in piazza San Marco e non è escluso che il “vecio” e la “vecia” possano poi rincorrersi come vuole la tradizione mochena per calli e ponti veneziani.La possibilità di vedere i “veci” cimentarsi nel rito sul selciato di piazza San Marco, accompagnati dalle musiche e danze dei Palaearlearmusikantn, rappresenta un fatto eccezionale: per gli “attori” mocheni, per gli spettatori veneziani, ma anche di mezzo mondo. I semplici vestiti popolani saranno di contrasto ai sofisticati travestimenti veneziani; le facce mochene non saranno coperte dalle tradizionali, e alle volte anche preziose, maschere ma semplicemente da fuliggine; non musiche celebri, ma ritmi popolari e tradizionali. Certamente, sarà un po’ difficile “riprodurre” tutte le varie parti del rito ma un’idea del rito, dei suoi significati, dei dialoghi che intercorrono tra i due protagonisti, entrambi maschi, che per forza di cose dovrà essere limitato alla piazza, potrà essere colta. Per Palù del Fersina, i Palaearlearmusikantn, la Valle dei Mocheni e il Trentino in generale sarà un evento promozionale d’alto livello. Per 20 minuti, sarà al centro del mondo o quasi, vista la risonanza del “Carnevale di Venezia”.Ogni anno, per questo evento, vengono proposti alcuni “carnevali” regionali che quest’anno appunto vedrà coinvolto anche quello di Palù del Fersina.Il rito a Palù si svolge il Martedì Grasso, quest’anno il 5 marzo.Il carnevale mocheno inizia al Frotten, il maso più alto dove avviene la secolare vestizione. Il vecio (betscho), la vecia (betscha), e il raccoglitore di uova (Der Oiartrogr) scendono poi di maso in maso rincorrendosi. Il vecchio indossa un copricapo di pelle di capra ornato da pennacchi e campanellini e un camicione di canapa bianca fermato in vita da un cinturone di cuoio che permette di trattenere una vistosa gobba formata di fieno. La vecchia è semplicemente vestita da donna (gonna e grembiule) con un capellino intesta. Entrambi hanno il viso interamente coperto di nero e portano rispettivamente in mano un bastone e uno scopino. Der Oiartroger indossa un vestito festivo scuro con qualche ornamento, sulle spalle porta una cassetta (Kraks) dove vengono riposte le uova. La coppia semina fertilità e abbondanza (personalizzando il proprio dire secondo chi ha davanti) correndo e compiendo grandi balzi mentre il terzo li segue a distanza camminando su più comodi sentieri e raccogliendo le offerte in uova. Con una puntata sul tradizionale masso da secoli in mezzo al prato al di là dei Lenzi e “scalato” dai tre personaggi. Sono accompagnati da fisarmonicisti e dai coscritti. Un momento importante è la lettura del testamento per la morte del “bètscho” e successivamente della “bètscha”. Suscita grande attenzione e ilarità, perché avviene una sorta di gioco di inversione dei ruoli. Come porta fortuna ragazze e bambini sono “toccati “ dai “veci” sulla guancia dove evidentemente resta il segno (hanno le mani nere di fuliggine) e si distribuiscono le torte. Si termina quando fa notte con il grande falò (vòschn) nel prato chiamato Schèrzerbis, e si bruciano gobba e testamenti. Per tutto il tragitto i tre aprono dialoghi tra di loro e con il pubblico, scherzando e ridendo, prendendosi in giro.