Edizione 2014

“Etnofolk””. Ecco il titolo del progetto della FeCCRiT, in collaborazione con l’Associazione Gruppi Folk, che ha messo relazione per la prima volta, in questa estate 2014, il folklore con l’etnografia, e in particolare i gruppi folkloristici trentini con la rete capillare dei musei rurali del territorio. La Rete museale dell’etnografia del Trentino è la somma degli interessi e delle attività di quanti nel Trentino si interessano di tradizioni popolari e di cultura del territorio. E’ formata da musei e collezioni etnografiche del territorio, macchine ad acqua che sono state ripristinate e prendono vita a fini dimostrativi, monumenti silvo-pastorali come malghe e caseifici turnari, abitazioni rurali nelle diverse tipologie di valle, attività artigianali che vengono valorizzate nelle loro caratteristiche.

Il mondo del folklore, rappresentato dall’Associazione provinciale, ha degli scopi molto simili, anzi, si può dire che il folklore sia nato dall’etnografia, intesa come vivere quotidiano d’un tempo legato al lavoro e all’ambiente. Le parole “Folk” ed “Etnos” infatti si legano entrambe al medesimo sostantivo che significa “popolo”. Una prima collaborazione è stata quella relativa al “Festival dell’Etnografia” svoltosi al Museo di San Michele, esperienza che continuerà nelle edizioni future. Il progetto ha visto in questo 2014 due incontri in due diverse località museali etnografiche del territorio trentino. Sabato 9 agosto, il Gruppo Tradizionale Folkloristico di Caldonazzo è stato protagonista a Grumes, nella serata. Negli spazi della “Tamàuza”, l’antica piazza che univa la “vìla alta” e la “vìla bàsa” di Grumes, il gruppo ha portato alcune danze che potessero ricordare quanto veniva svolto nei venti opifici del “Sentiero dei Vecchi Mestieri”, il parco etnografico grumesiano, che ha visto negli ultimi anni il recupero di due Mulini ad acqua, una Segheria Veneziana, e una Fucina.

Domenica 31 agosto, ad Albiano, nel pomeriggio, si è esibito invece il Gruppo “Quater Sauti Rabiesi”. I balli dello spettacolo dei danzatori di Rabbi hanno voluto ricordare la vita dura ma anche operosa d’un tempo, ben riferibile alla Albiano della prima metà del novecento, che scopriva la risorsa del Porfido Rosso. Il Museo “Casa Porfido” organizzatore in loco della serata “Etnofolk”, presente il cambiamento epocale che la lavorazione del porfido ha rappresentato per le genti di Albiano e dell’intera vallata, con lo sviluppo di manualità e modi di vita profondamente nuovi. Le serate, che hanno ottenuto un buon riscontro di pubblico e la soddisfazione degli organizzatori in loco, sono di buon auspicio perché in futuro questo progetto possa crescere, per una collaborazione davvero proficua fra il folklore e l’etnografia in Trentino.

Fe.C.C.Ri.T.